Comunicato Stampa
Solo pochi giorni fa il costituzionalista Stefano Rodotà, riferendosi all'emendamento approvato dal Senato per far decadere il referendum sul nucleare e alle dichiarazioni del Ministro Romani sull'intenzione di effettuare un “approfondimento legislativo” anche sulla normativa (decreto Ronchi e legge Galli) che ha motivato i due quesiti referendari sull'assurda gestione privatistica dell'acqua, definiva ''pena istituzionale'' l'ultima trovata del governo, ovvero la ''fuga dai referendum''. Mentre i cittadini si adoperano per essere tali, promuovendo con la raccolta firme una partecipazione attiva alle cose dello Stato, le istituzioni e i ''poteri forti'' mostrano la loro debolezza etica cercando di sfilare agli italiani i diritti da sotto al banco. In quest'ottica il Comitato referendario campano 2SI' per l'Acqua Bene Comune presidierà venerdì 29 aprile la sede dell'Holiday Inn al Centro direzionale di Napoli, dove si svolgerà -alle ore 16- l'assemblea tra Gori spa e i sindaci di Ato3, facendo pressione su questi ultimi affinchè non votino in favore degli aumentiin bolletta già deliberati dal gestore privato Gori lo scorso dicembre in cda ai danni di 29 comuni del bacino sarnese vesuviano.
Aumenti che sono stati sarcasticamente definiti ''di solo il 20%'', come se si trattasse di un'offerta promozionale, di saldi dell'acqua. Ilpresidente di Gori, Sarro, li motiva come necessari solo per unificare le tariffe di due ambiti differenti, ma allora potremmo azzardare ''perchè non unificarle al ribasso?'' È evidente che trattasi di manovra redditizia, del resto se l'acqua finisce in mano ai privati, e in un regime di ovvio monopolio, al primo posto balzano i profitti. Intanto molte sono le lamentele: forniture a singhiozzo, disservizi di ogni genere, e investimenti strutturali promessi e mai realizzati. La Gori, piuttosto, glissa sulla condizione affannosa della sua gestione, che presenta ampi debiti finanziari e che trascina dal 2003 un disavanzo di bilancio stimato in circa 40 milioni di euro, plausibilmente il vero motivo degli aumenti. Allora viene da chiedersi perchè continuare a voler privatizzare un bene comune, una risorsa vitale per l'uomo, col pretesto di migliori e più efficienti gestioni, se poi invece il privato, aumentando le tariffe, non fa che comportarsi come quell'azienda statale che incapace di raggiungere autonomamente l'efficienza chiede allo Stato di aprire i cordoni della borsa. Solo che stavolta si mettono le mani direttamente nelle borse dei cittadini, passando per la bolletta. E' ben più di una sensazione che molte derive privatistiche proposte come innovazioni stanno accadendo solo in nome del profitto, a danno degli esseri umani che vengono declassati al rango irrispettoso di consumatori. In Ato3 la privatizzazione ha causato un aumento sul costo del servizio idrico del 300 per cento in sei anni. E allora le parole di Rodotà risuonano come un gong in una stanza chiusa, e ci assorda l'idea di una parte di Stato, il nostro Stato, che ci rema contro e ci procura per questo un gran daffare: lo strumento referendario, voto principe, viene messo in discussione dalle manovre di una politica autoreferenziale e disattenta alla volontà, ai bisogni reali e agli sforzi dei cittadini. Altro che legittimazione dal basso, come ama ripetere il presidente del Consiglio, qui è proprio la cittadinanza attiva ad essere boicottata, defraudata, impoverita, azzerata. Per questo motivo il 28 e il 29 aprile sono state indette dal Comitato referendario nazionale 2SI' per l'Acqua Bene Comune due''Giornate di mobilitazione nazionale sotto le Prefetture'' in tutte le città d'Italia aderenti, per dire no al tentativo di scippo dei referendum sull'acqua da parte del Governo; il presidio si ripeterà il 5 maggio con una protesta nazionale unitaria sotto Montecitorio. Intanto è anche in corso un'azione di mail bombing a tutti i parlamentari promossa nelle giornate del 26, 27 e 28 aprile sempre dall'attivo e instancabile Popolo dell'Acqua.
Comitato referendario campano 2SI' per l'Acqua Bene Comune
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