Abbiamo vinto il referendum per l’acqua pubblica.
Il CdA dell’Arin e l’amministratore delegato Barracco rassegnino subito le dimissioni perché il loro operato presente e passato è incompatibile a gestire l’azienda nella fase di transizione verso la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua.
Il risultato referendario del 12 e 13 giugno ha sancito la volontà dei cittadini di farla finita con la gestione privatistica dell’acqua e di non volere che sull’acqua si facciano profitti.
Al voto dei cittadini deve seguire subito l’abbandono da parte dei comuni che costituiscono Ato2 di tutte le forme di gestione privata dell’acqua e il cambiamento dello statuto comunale, in cui l’acqua venga dichiarata “bene privo di rilevanza economica” e iniziare con atti concreti ad eseguire la volontà dei cittadini espressa dal referendum.
Nella città di Napoli, al risultato referendario si è già aggiunta una delibera di indirizzo dell’assessore ai beni comuni che va nella direzione della costituzione di un ente di diritto pubblico e di una gestione trasparente e partecipativa del servizio idrico.
In questo nuovo quadro chiediamo, quindi, le dimissioni dell’attuale consiglio di amministrazione dell’Arin S.p.A., e dell’amministratore delegato Maurizio Barracco.
Barracco, messo a capo dell’Arin nel 2000 da Bassolino, in questi anni è stato protagonista delle manovre sul “polo energetico” prefigurato dall’ex assessore Cardillo, che volevano la privatizzazione dell’acqua e la creazione di una multiutility che gestisse acqua, rifiuti ed energia.
L’attuale amministratore delegato dell’Arin è per noi una figura incompatibile a dirigere l’azienda in questa nuova fase.
Lo stesso vale per l’attuale C.d.A. dell’Arin, scelto dalla scorsa amministrazione e che non ha mai dato prova concreta di essere per l’acqua pubblica, ma solo di autoreferenzialità nei giochi di poltrone.
La fase attuale è, infatti, molto delicata: il passaggio effettivo da società per azioni ad ente di diritto pubblico non è ancora avvenuto e c’è il pericolo concreto che il C.d.A così composto ostacoli il processo di ripubblicizzaizone, ed esempio esternalizzando, ossia privatizzando, servizi oggi in capo all’Arin riducendo l’impatto di una eventuale ripubblicizzazione.
Quanto questo CdA e il suo amministratore delegato sia votato a logiche estranee al bene comune, lo mostra il recente acquisto con denaro pubblico da parte della Net Service, di proprietà dell’Arin, della Marino Lavori una azienda edile con un dirigente e 4 impiegati, senza commesse. Una operazione inutile dal punto di vista della gestione dell’acqua, ma utile per dare un posto da amministratore delegato a Franco Martino, nuovo componente del CdA dell’Arin, e per entrare nella proprietà di Acqua Campania di cui Marino Lavori ha delle quote.
Non dimentichiamo che poi Barracco è stato consigliere in vari CdA, tra cui Rcs Quotidiani e Sanpaolo-Imi, ed è attualmente presidente onorario di una banca di nuova costituzione con sede negli uffici dell’Arin e non sappiamo quale ruolo potrebbe avere in ulteriori compravendite come quella della Marino Lavori. Insomma, il popolo vota per l’acqua pubblica ed a capo dell’azienda dell’acqua napoletana c’è un presidente di una banca, già legato ad interessi bancari e finanziari, che è sempre stato per la privatizzazione e che ha appena autorizzato l’acquisto con soldi pubblici di una azienda inutile alla gestione dell’acqua.
Da parte nostra metteremo in campo tutte le azioni necessarie per protestare contro questa situazione paradossale e non renderemo vita facile a questo CdA fino a quando non rassegnerà le dimissioni.
Comitato Acqua Pubblica Napoli
Info:
blogrefacquacampania@gmail.com
3333346371 - 3403425310 - 3357888115
Al voto dei cittadini deve seguire subito l’abbandono da parte dei comuni che costituiscono Ato2 di tutte le forme di gestione privata dell’acqua e il cambiamento dello statuto comunale, in cui l’acqua venga dichiarata “bene privo di rilevanza economica” e iniziare con atti concreti ad eseguire la volontà dei cittadini espressa dal referendum.
Nella città di Napoli, al risultato referendario si è già aggiunta una delibera di indirizzo dell’assessore ai beni comuni che va nella direzione della costituzione di un ente di diritto pubblico e di una gestione trasparente e partecipativa del servizio idrico.
In questo nuovo quadro chiediamo, quindi, le dimissioni dell’attuale consiglio di amministrazione dell’Arin S.p.A., e dell’amministratore delegato Maurizio Barracco.
Barracco, messo a capo dell’Arin nel 2000 da Bassolino, in questi anni è stato protagonista delle manovre sul “polo energetico” prefigurato dall’ex assessore Cardillo, che volevano la privatizzazione dell’acqua e la creazione di una multiutility che gestisse acqua, rifiuti ed energia.
L’attuale amministratore delegato dell’Arin è per noi una figura incompatibile a dirigere l’azienda in questa nuova fase.
Lo stesso vale per l’attuale C.d.A. dell’Arin, scelto dalla scorsa amministrazione e che non ha mai dato prova concreta di essere per l’acqua pubblica, ma solo di autoreferenzialità nei giochi di poltrone.
La fase attuale è, infatti, molto delicata: il passaggio effettivo da società per azioni ad ente di diritto pubblico non è ancora avvenuto e c’è il pericolo concreto che il C.d.A così composto ostacoli il processo di ripubblicizzaizone, ed esempio esternalizzando, ossia privatizzando, servizi oggi in capo all’Arin riducendo l’impatto di una eventuale ripubblicizzazione.
Quanto questo CdA e il suo amministratore delegato sia votato a logiche estranee al bene comune, lo mostra il recente acquisto con denaro pubblico da parte della Net Service, di proprietà dell’Arin, della Marino Lavori una azienda edile con un dirigente e 4 impiegati, senza commesse. Una operazione inutile dal punto di vista della gestione dell’acqua, ma utile per dare un posto da amministratore delegato a Franco Martino, nuovo componente del CdA dell’Arin, e per entrare nella proprietà di Acqua Campania di cui Marino Lavori ha delle quote.
Non dimentichiamo che poi Barracco è stato consigliere in vari CdA, tra cui Rcs Quotidiani e Sanpaolo-Imi, ed è attualmente presidente onorario di una banca di nuova costituzione con sede negli uffici dell’Arin e non sappiamo quale ruolo potrebbe avere in ulteriori compravendite come quella della Marino Lavori. Insomma, il popolo vota per l’acqua pubblica ed a capo dell’azienda dell’acqua napoletana c’è un presidente di una banca, già legato ad interessi bancari e finanziari, che è sempre stato per la privatizzazione e che ha appena autorizzato l’acquisto con soldi pubblici di una azienda inutile alla gestione dell’acqua.
Da parte nostra metteremo in campo tutte le azioni necessarie per protestare contro questa situazione paradossale e non renderemo vita facile a questo CdA fino a quando non rassegnerà le dimissioni.
Comitato Acqua Pubblica Napoli
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