domenica 18 luglio 2010


Il Comune vuole privatizzare l' acqua
Repubblica — 17 luglio 2010 pagina 1 sezione: NAPOLI

Ormai s o n o p i ù d i 1.200.000 mila le firme raccolte in tutta Italia per indire il referendum contro la privatizzazione dei rubinetti del nostro paese. E il Comune di Napoli pensa invece in "segreto" di privatizzare l' acqua.
Di fatto, il Comune di Napoli ha approvato una delibera di giunta (la numero 830 del 18 maggio 2010) con la quale sostiene di garantire che l' acqua sia pubblica e che per i bisognosi sarà gratis. La deliberaè adottata dal Comune che accetta le nuove tariffe chieste dall' Arin, poiché sostiene che l' Ato, organo deputato allo scopo, sarebbe inerte.

"Acqua gratis per 120.000 cittadini" è il titolo usato sulla rivista del Comune di Napoli e nei comunicati ufficiali per spiegare la delibera adottata. È un errore tecnico. L' acqua non è gratis, bensì i costi sono caricati attraverso gli aumenti tariffari sulla parte della collettività che paga, altri 900.000 cittadini. Inoltre i 120.000 cittadini bisognosi, cioè le 37.000 famiglie, continuano a pagare, ma risparmieranno il 19%.
L' acqua non è gratis ma scontata. L' acqua sarebbe gratis se l' Arin avesse rinunciato almeno al suo margine di profitto e le famiglie "fortunate" non la pagassero l' intera somma dovuta.

Per recuperare grandi somme di denaro sarebbe sufficiente trasformare l' Arin in azienda speciale. attività svolta sarebbe senza scopo di lucro e non soggetta a Iva. A parità di bollette si otterrebbe un risparmio di milioni di euro utili a stabilizzare e/o incrementare i lavoratori e rifare le reti idriche.

Ancora più grave è il fatto che il sindaco Iervolino firmi il referendum per l' acqua pubblica e dichiari di andare verso la trasformazione dell' Arin spa in ente di diritto pubblico, cioè un' azienda speciale, mentre al contrario il Comune decide di rafforzare la struttura della Spa e ne costituisce il consiglio di amministrazione.

L' Ato 2 con una delibera del CdA forza le norme e affida il servizio idrico integrato all' Arin spa. Tra breve per legge (decreto Ronchi 2009) bisognerà attuare l' obbligo di dismettere fino al 70% delle quote azionarie a privati. Il Comune sta per dismettere l' azienda dei napoletani.
Probabilmente gli interessati sono una cordata d' industriali. Tutto questo in barba alla legge regionale del 2010 con la quale la Campania decide che l' acqua deve essere gestita senza scopo di lucro; l' Ato con il nuovo affidamento ha deciso di non tenerne conto. L' accordo è bipartisan e il luogo dell' intesa è il consiglio di amministrazione dell' Ato 2 Campania.

Presenti il delegato del sindaco di Napoli Viscardi e il presidente della Provincia Cesaro il 18 giugno 2010 s' è deciso con delibera numero 5: due società dovranno gestire i due sub-ambiti. La prima è l' Arin spa, la seconda ancora non è stata costituita. Noi riteniamo che questa delibera sia illegittima. L' Ato non può affidare direttamente e senza gara l' acqua a una Spa, salvo che non dimostri che accorrano condizioni emergenziali. Non lo può fare il CdA poiché non è neanche l' organo competente a decidere; non può farlo l' assemblea dei sindaci poiché le condizioni emergenziali non sono dimostrate. La valutazione in ogni caso è preventiva, ma manca. Probabilmente siamo in presenza di una strategia per sostenere l' esistenza d' una emergenza socio-economica che serve a dimostrare la possibilità di affidare senza gara il servizio idrico ad una Spa. Lo strumento è l' acqua gratis.

L' Antitrust è chiamato a valutare se è legittimo affidare senza gara il servizio idrico integrato ad una spa e solo la presenza di una condizione di emergenza socio-economicoambientale può giustificare la scelta; beneficiando i più bisognosi si dimostra l' esistenza di una necessità.

Con la scelta perpetrata si blocca il processo che doveva portare a salvaguardare l' Arin, i suoi lavoratori, il diritto all' acqua. La soluzione adottata indurrà a dismettere fino al 70 per cento delle quote azionarie. Per questo i comitati insieme a Legambiente, Forum ambientalista e associazioni dei consumatori, hanno impugnato la delibera al Tar Campania. L' alternativa per noi dei movimenti per la pubblicizzazione dell' acqua è semplice e chiara ed è nelle mani del consiglio comunale di Napoli: bisogna solo trasformare l' Arin da Spa in azienda speciale. Augurandoci che tutto questo avvenga in fretta.
MAURIZIO MONTALTO - ALEX ZANOTELLI

Nessun commento:

Posta un commento