martedì 22 giugno 2010




1 milione di firme per l’acqua e la democrazia.

"Il prossimo passo è trasformare questo milione di firmatari in 25 milioni di votanti"


di Marco Bersani* e Corrado Oddi**

In soli 50 giorni un milione di donne e uomini hanno firmato i tre referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. Un risultato straordinario, ottenuto da una grande coalizione sociale promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua e dal capillare e reticolare impegno di migliaia di comitati sorti in tutto il Paese. Senza padrini politici, senza grandi finanziatori, nel più completo silenzio dei più «importanti» mass media.

Qualcosa sta succedendo in questo paese. Una nuova narrazione sull’acqua e dei beni comuni, frutto di un decennio di sensibilizzazione e di mobilitazione sociale, è emersa, dimostrando come su questo tema abbiamo già vinto culturalmente.

Basta vedere le scomposte reazioni dei fautori delle privatizzazioni – Governo, Confindustria e Federutility in primis – i quali, se solo pochi anni addietro potevano rivendicare apertamente il dogma del «privato è bello», sono oggi costretti a giocare in difesa, a negare di voler privatizzare, a diffondere cortine fumogene sul pericolo referendario.

Consapevoli di aver perso il consenso, faticano tuttavia a rendersi conto di come dietro a questa straordinaria mobilitazione popolare ci sia molto di più. Perché il milione di donne e uomini che hanno sottoscritto i referendum forse non hanno ancora interamente acquisito tutta la complessità del tema acqua e privatizzazioni, ma nel loro incedere a testa alta verso i banchetti hanno dimostrato una forte consapevolezza sulla posta in gioco : mettere uno «stop» all’ideologia del mercato come unico regolatore sociale e invertire la rotta, riappropriandosi dell’acqua e dei beni comuni, che solo una democrazia partecipata e condivisa può gestire a finalità sociali.

Quel milione di donne e uomini sono un nuovo anticorpo sociale che parla all’intero Paese e alla crisi economica, ambientale e di democrazia che lo attanaglia.

Dice a chiare lettere che gli attacchi ai diritti sociali e del lavoro, la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, la demolizione della Costituzione e della democrazia non sono uno scenario ineluttabile, bensì il frutto di scelte politiche ancora una volta dettate da questo governo e dagli interessi dei grandi poteri economici-finanziari.

Quel milione di donne e di uomini sta indicando un’altra direzione : dalla crisi si esce attraverso la redistribuzione del reddito verso il lavoro e i ceti più deboli e attraverso l’appropriazione sociale di ciò che ci appartiene, a partire dal bene più essenziale di tutti, l’acqua. Dalla crisi si esce attraverso un nuovo ruolo del pubblico e della democrazia, che devono essere fondati sulla partecipazione popolare.

In questi mesi, con quest’esperienza, si è costruito uno straordinario laboratorio sociale.

Ma sappiamo che è solo il primo passo. Perché dalla vittoria culturale si passi alla vittoria politica, occorrerà, entro la prossima primavera, trasformare questo milione di firmatari in almeno 25 milioni di votanti. Sarà un percorso difficile ed entusiasmante; avrà bisogno di tutte le donne e gli uomini che vogliono liberare l’acqua, rifondare la democrazia, redistribuire la speranza.

Oggi possiamo intraprenderlo con nuova fiducia, tutti insieme.

* Attac Italia- Forum Italiano Movimenti per l’acqua
** FP CGIL- Forum Italiano Movimenti per l’acqua

Fonte: il manifesto del 20 giugno

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